- Nato in Città Alta
Mimmo is Beautiful
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Non ricordo con esattezza se fosse sabato o domenica, ma era senz’altrol’ora di pranzo. Ero vicino all’entrata del ristorante e stavo sistemando le comande che si erano accumulate negli ultimi dieci minuti, quando con la coda dell’occhio vedo entrare due figure maschili.
Chiedono del titolare e uno dei camerieri indica loro il sottoscritto. A quel punto, alzo gli occhi dai geroglifici che sto cercando di decifrare. Un quarantenne elegantissimo, completo sartoriale e cravatta regimental, mi viene incontro con la mano tesa, pronto a stringermela con decisione. Mostra trentadue denti perfettamente allineati e anziché presentarsi mi dice: “Ha visto chi le ho portato?”.
Sono smarrito. Non so se sia il Gatto o la Volpe, ma è di sicuro uno dei due. Né tantomeno riconosco l’uomo alle sue spalle, anche se ora lo osservo con attenzione per accertarmi che non sia Mangiafuoco.
È decisamente un bell’uomo, non più giovanissimo, sul metro e novanta. Mascella volitiva e sguardo consapevole del proprio charme. È vestito in modo originale senza essere eccentrico. Indossa una giacca di pelle blu, che porta aperta, mostrando con disinvoltura catene e catenine.
Un lampo di furbizia e di studiata complicità accende gli occhi del Gatto, o Volpe che sia, che insiste: “L’ha riconosciuto?”.
No. Non so proprio chi sia, ma un po’ per compiacere costui e un po’ per un irresponsabile spirito di avventura, mento spudoratamente: “Certo!”.
Il mio interlocutore non mi aiuta per niente. Speravo mi suggerisse il nome dello spilungone alle sue spalle, ma rimane in silenzio e mi fissa. Non ho alternative: devo buttarmi.
“Mi sfugge il nome, ma è l’attore che ha interpretato James Bond qualche anno fa”. Lo dico con voce incerta, tradendo tutta l’insicurezza di quel mio tentativo maldestro. Incrocio le dita, sperando che, tra Roger Moore, Pierce Brosnan e Timothy Dalton, sia uno dei tre.
Signor Mimmo, ma come ha fatto a non riconoscerlo?
L’uomo impallidisce e sgrana gli occhi con un accenno di disgusto. Ora mi aspetto che, come Caifa, da un momento all’altro si strappi le vesti. Invece si riprende subito e, con tono lamentoso, mi ammonisce: “È Ron Moss! Il Ridge di Beautiful! Io sono il suo agente in Italia”.
Sconsolato, fa un respiro profondo e prosegue: “Signor Mimmo, ma come ha fatto a non riconoscerlo?”
Rinuncio a chiarire che non sono il signor Mimmo ma suo figlio. Invece, allargo le braccia e questa volta sono io a concedermi un largo sorriso volto a minimizzare l’accaduto.
Non avendo visto nemmeno una puntata della soap opera più famosa al mondo – viene trasmessa senza interruzioni dal 1989, in circa 100 paesi, con oltre 300 milioni di telespettatori ogni giorno – non avrei mai potuto riconoscerlo.
D’altronde, come io non ho riconosciuto “Ridge”, mio padre si sarebbe ritrovato nella stessa identica situazione con Aldo Reggiani, l’interprete principale de “La freccia nera”. Uno dei primi esempi di serie TV all’italiana, messa in onda da “Mamma Rai” con enorme successo alla fine degli anni Sessanta.
Papà avrebbe riconosciuto al volo Totò o Peppino De Filippo, perché da ragazzo li aveva visti al cinema. Così come al sottoscritto si sarebbe cristallizzato il cuore nel vedere varcare la sogliadel ristorante a Robert De Niro o ad Al Pacino. Loro sì, li avrei riconosciuti subito.
Storie di ordinaria normalità
Saranno stati il fascino della Bergamo medievale e le doti di anfitrione di mio padre, sta di fatto che, ai tavoli del nostro ristorante, ho avuto la fortuna di conoscere premi Nobel e campioni dello sport, musicisti, registi e attori di statura mondiale.
Eppure, al di là delle emozioni ad altissima intensità che ti dona interagire con figure eccelse come Luis Sepulveda, Dick Fosbury o Liv Ullmann, sono più attratto dalle storie di ordinaria normalità che appartengono alla gente comune. Quelle di individui, estranei alla fama e alla gloria, che frequentano abitualmente Da Mimmo, le cui vicende accendono la mia curiosità e conquistano il mio affetto.
Da piccolo, ricordo papà colloquiare con stelle del palcoscenico di assoluta grandezza – Alberto Lupo o Paola Borboni – sedute ai nostri tavoli per cenare al termine del loro spettacolo, scrociante applausi, rappresentato al Donizetti. Eppure, io non avevo dubbi, preferivo scappare in cucina per ascoltare i racconti del cuoco che aveva navigato nei mari di mezzo mondo o del lavapiatti che era stato in prigione, ma anche quelli del signor “Mario Rossi”, anonimo impiegato del catasto oltraggiato dagli sberleffi di un destino avverso e insensibile.
La vita di Ron Moss, al contrario, è stata ricca di gioie e gratificazioni. Interpretando Ridge Forrester in Beautiful, dalla prima puntata del 1987 fino al 2012, ha beneficiato di un successo planetario tangibile ancora oggi.
Sedotto dalla Puglia
Dopo aver accompagnato l’attore americano e il suo agente a un tavolo appartato, lontano da sguardi indiscreti, ho voluto portare io stesso i fritti di paranza che hanno ordinato entrambi, una volta consultato il menù. In questo modo, ho avuto l’occasione di scambiare due parole con Ron Moss.
Mi ha raccontato di essersi follemente innamorato del nostro Paese una quindicina di anni fa, quando ha soggiornato in Puglia, ad Alberobello, per girare alcune puntate di Beautiful, ancora oggi tra le più amate dai fan, in cui si celebrava il matrimonio tra il bel Ridge e l’altrettanto avvenente Brooke.
È in quell’occasione che si è fatto sedurre dalla terra un tempo abitata dagli Apuli. Tanto da acquistare una masseria del Settecento in una contrada di campagna circondata da ulivi secolari e muretti a secco. Da buon imprenditore è diventato anche un produttore di vino, tra cui un Primitivo di Manduria, affinato ventiquattro mesi in barrique, di cui è particolarmente orgoglioso.
Attore, vignaiolo e musicista. Nel 1976, lo troviamo a suonare il basso nel gruppo soft-rock dei Player. Qualche anno dopo, la loro “Baby Come Back” diventa una hit che raggiunge la prima posizione in classifica negli Stati Uniti. L’ho ascoltata e devo dire che è una gran bella canzone, languida e sognante. Mi ha ricordato un po’ i Bee Gees.
Dei suoi trascorsi musicali ho saputo dopo, consultando Wikipedia. Volevo documentarmi, saperne un po’ di più su quel ragazzone americano, ormai un po’ sciupato ma sempre affascinante.
E chi l’avrebbe mai detto?
Inenarrabile è il putiferio che si è generato nei giorni successivi. Amiche, sorelle e cognate mi hanno tempestato di telefonate appena hanno saputo che Ridge era stato qui. Volevano sapere tutto: cosa ha mangiato, dove era seduto, come era vestito, quanto era alto. Ma è proprio così bello, anche adesso che è invecchiato?
Non me lo sarei mai aspettato ma, anche in seno alla mia famiglia e tra le mie amicizie più care, Ron Moss può contare tuttora su un nutrito seguito di ammiratrici, alcune davvero insospettabili.
Ad ogni modo, prima di andarsene, Ridge ha voluto fare un giro in cucina. Si è complimentato con cuochi e camerieri, dispensando sorrisi e concedendosi a un bel po’ di selfie. Nel salutarmi, ha promesso che, quando tornerà da queste parti, verrà di nuovo a trovarci, perché “Mimmo is Beautiful”.
Vuoi ascoltare “Baby Come Back” dei Player, clicca qui: